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autore
brano
 
Cicerone
Della divinazione, II, 117
 
originale
 
117 Sed, quod caput est, cur isto modo iam oracla Delphis non eduntur non modo nostra aetate, sed iam diu [tantum modo], iam ut nihil possit esse contemptius? Hoc loco cum urguentur evanuisse aiunt vetustate vim loci eius, unde anhelitus ille terrae fieret, quo Pythia mente incitata oracla ederet. De vino aut salsamento putes loqui, quae evanescunt vetustate; de vi loci agitur, neque solum naturali, sed etiam divina; quae quo tandem modo evanuit? "Vetustate," inquies. Quae vetustas est, quae vim divinam conficere possit? Quid tam divinum autem quam adflatus e terra mentem ita movens ut eam providam rerum futurarum efficiat, ut ea non modo cernat multo ante, sed etiam numero versuque pronuntiet? Quando ista vis autem evanuit? An postquam homines minus creduli esse coeperunt?
 
traduzione
 
117 Ma, e questa ? la cosa principale, come mai a Delfi non vengono pi? pronunciati oracoli di questo genere, e non solo ai nostri tempi, ma gi? da molto, di modo che niente pu? essere ormai oggetto di maggior disprezzo? Quando vengono messi alle strette su questo punto, rispondono che per l'antichit? ? svanita la forza di quel luogo, la quale produceva quelle esalazioni che esaltavano l'anima della Pizia e le facevano proferire gli oracoli. Diresti che costoro parlino del vino o della salamoia, che perdono sapore col tempo. Si tratta della. forza sprigionantesi da un luogo, e di una forza non meramente naturale, ma addirittura divina; come mai, dunque, essa ? potuta svanire? "Per il lungo tempo trascorso," tu dirai. Ma quale durata di tempo pu? essere in grado di esaurire una forza divina? E, d'altra parte, che cosa pu? esserci di tanto divino quanto un afflato prorompente dalla terra, capace di eccitare la mente umana in modo da renderla pres?ga del futuro, in modo che la mente non solo lo veda con grande anticipo, ma anche lo reciti in versi ben ritmati? E quando codesta forza ? svanita? Forse quando gli uomini incominciarono a essere meno cr?duli?
 

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